L'ABBACCHIO ROMANO
La storia e la tradizione dell’abbacchio romano
L’allevamento è da sempre presente nei nostri territori che, grazie al clima mite e collinare, hanno da sempre prestato un habitat congeniale per questo tipo di attività. In particolare, di quello ovino si ha traccia già dal 1300, quando veniva ampiamente commercializzato nel Campo Vaccino, un grande mercato romano degli abbacchi, delle pecore, agnelli e castrati. In una nota storica del 1629 si legge che in quell’anno il consumo di agnelli nella Capitale è stato di 165.797 capi (su di una popolazione che allora contava 115.000 persone). Negli anni, feste, sagre locali e manifestazioni popolari hanno decretato l’Abbacchio Romano come protagonista nelle tradizioni capitoline oltre che nell’economia del territorio.
La carne di abbacchio romano:
caratteristiche nutritive ed organolettiche
A seguito di studi ed approfondimenti, ad oggi la carne di abbacchio è stata paragonata alla carne bianca, grazie al basso contenuto di grassi e colesterolo e date le notevoli caratteristiche nutrizionali ed organolettiche. Ricca in sodio, potassio, calcio, fosforo, vitamine, B1, ecc., contiene prevalentemente grassi saturi. Dunque, nulla vieta di consumarla non solo, come è tradizione, nei giorni di festa pasquale, ma può essere tranquillamente inserita nella dieta settimanale ed in quella dei bambini.
Il riconoscimento europeo in IGP
“Abbacchio” è il termine romanesco indicante l’agnello giovane, lattante, macellato per la vendita, che conserva, nella storia della cucina romana e laziale, un ruolo fondamentale. Con l’importante riconoscimento europeo conquistato dall’Abbacchio Romano ad Indicazione Geografica Protetta infatti, viene preservato un piatto della tradizione, spesso fortemente minacciato dalle imitazioni.
Il marchio Igp, riconoscibile dal logo, permette ora al consumatore di riconoscere in modo chiaro e puntuale uno dei prodotti che maggiormente rappresentano la gastronomia regionale, garantendo la totale tracciabilità del prodotto. Infatti, chi produce Igp deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel D.M. 21 maggio 2009, così come previsto dal Regolamento (CE) n. 510/2006, ed il rispetto di tali regole è garantito dall’organismo di controllo.
Tracciabilità e sicurezza dell’origine
In seguito all’importante riconoscimento, il cui iter è iniziato nel 2003, la denominazione di “Abbacchio Romano” è ora regolata dal Disciplinare di produzione “Abbacchio Romano I.G.P” e, così come previsto dallo stesso Disciplinare, è esclusivamente riservata agli animali nati ed allevati nel territorio regionale. Tale marchio, potrà rendere immediatamente identificabile ai consumatori l’abbacchio nato e allevato nella campagna romana rispetto ai comuni agnelli che vengono importati nel nostro paese. Si tratta di un risultato davvero importante sia per gli allevatori sia per tutta la filiera, consumatori compresi, che hanno raggiunto l’obiettivo di vedere tutelata e valorizzata la produzione tipica e storica dell’agnello da carne da razze originarie, contribuendo così a tutelare l’agnello made in Italy dalla concorrenza sleale delle carni importate a basso prezzo dall’estero e poi spacciate per italiane.
L’abbacchio romano IGP è ormai dunque garanzia di origine e qualità.
Tradizione culinaria
Anticamente la carne di pecora veniva consumata in campagna, come pasto durante le giornate lavorative, mente l’Abbacchio era una carne che veniva riservata alle feste pasquali, secondo la più stretta tradizione romana che tuttora sopravvive. L’agnello allo scottadito, alla cacciatora ed al forno, accompagnato da patate o da carciofi, sono i piatti tipici della tradizione romana e laziale che sono sopravvissuti negli anni e tramandati fino ai giorni nostri.
Tuttora tali piatti vengono consumati nel periodo pasquale e vengono altresì considerati prelibatezze, cibi tradizionali dunque, che non passano mai di moda, ma che riuniscono cultura, tradizione ed arte del cibo nostrano.